sabato 16 novembre 2013

CONESTOGA IS MY HOME!

Resoconto di una serata di Mr. Wob and the Canes al Conestoga.  Per chi non lo sapesse il Conestoga (aka Berto's, già noto in passato come "Florio", con sede in via Bacchiglione a Mestre) è una delle "case" dei Wobs. Con Berto, un uomo pien d'amore, c'è ormai un'amicizia e una collaborazione di lunga data. Non è noto il motivo per cui mr. Wob goda di tanto affetto (trattasi Wob di vera carogna); probabilmente mr. Wob consegna a Berto notizie di prima mano sugli ambienti clericali di modo che Berto possa avere maggiori motivi per consolidare il suo ruolo di Marcos di Mestre. E così veniamo accolti nella solita vecchia maniera; che è quella di veder catapultato in mano un "vetro" di quello buono. Impossibile rifiutare il brindisi di benvenuto: Wob and the Canes non son gente che si fa pregare per certe cose e, vista l'età, son signori d'altri tempi. Solo che ieri sera Cane Sugo pensava di tenersi "leggero" e "lucido". Ma come si fa a rifiutare un brindisi proposto con tale dolcezza e col pensiero delle conseguenze di un rifiuto (stritolamento del rifiutante uso boa constrictor)?
Facendoci spazio a fianco del meraviglioso pianoforte mezza coda arrivato da poco nel locale (che ha visto il pensionamento della batteria ddrum cassa turbosonica) i Canes sistemano il loro equipaggiamento da giorni di magra, spartano come da regola, rapidamente fanno i suoni e dopo la consueta chilometrica baguette e i maneghetti di bionda partono per la sempre più consolidata passeggiata nei paraggi del più antico dei blues mai concepiti. Bastan due brani perchè scatti dal bancone l'amabile fantesca con la proverbiale bottiglia di whiskey (Long John, stavolta) che, nel corso della serata viene seccata; corroborante e lubrificante per una narrazione che vede sfilare gioie e dolori, voodoo e Mali e mali, odor di salse forti e di PASTA COI BROCCOLI, e notti senza luce, cani latranti, occhi lucidi, sguardi sulla punta delle scarpe, poesia e trivio.
Indefessa madame Francyne, appoggiata al pianoforte, realizza magliette a cottimo recanti le formule magiche e i veve dei misteri voodoo più reconditi. le realizza con una tecnica altrettanto antica e son magliette brulè, acquistabili per un pugno di euro. Anche questa, come tutte le cose che stanno attorno a mr. Wob and the Canes, non è una cosa da tutti i giorni e non capiterà mai a nessun acquirente di ritrovarsi in mano la solita, patetica Fruit of the Loom (semmai una Fruit of the Rum). Al secondo set, quello  che solitamente è il set Wob più Wob del concerto, sale sul palco il sedicente figlio di Cane Sugo, ovverosia Cek e la sua armonica,  che si unisce al trio di anziani a e in forza dei suoi pochi anni ringiovanisce e ringalvanizza il sound e degeriatrizza il palcoscenico.
E il pubblico?
Il pubblico di Berto fa quello che ogni sera fa al Conestoga: vive. Il Conestoga è uno dei locali più autentici che si possan trovare in giro. Quindi c'è chi ascolta (maschi single avvinazzati, come deve essere), chi batte le mani (degli sprovveduti), chi beve, chi si ama, chi si racconta i fatti suoi o vecchie barzellette.
Una bella serata insomma; con la convinzione di aver messo in tasca una data che conferma il lavoro di studio fatto (99% sul campo, 1% a prove) in prossimità dell'uscita del disco dei Canes, che già molti chiamano il Necronomicon del country blues.
EPILOGO (dedicato a tutti i musicanti veneziani che si spostano in terraferma).
Son circa le due di notte. Cane Sugo è in vaporetto e ha appena depositato il parafernalia musicale a fianco del sedile, quello a fianco della porta scorreole del vaporetto, il sedile singolo insomma...
Come è sempre uguale la fauna dei passeggeri a quelle ore!!! Qualche occhio stanco di chi torna a casa dopo un turno di lavoro, sia esso indigeno o immigrato. Un gruppetto misto di veneziane e di latinas con i consueti alti volumi di conversazione. A san Marcuola, come sempre a quell'ora di notte, i soliti che tornano dal Casino e regolarmente, nel gruppo, la solita ragazza imbellettata, giovane, con gambe chilometriche. Consueta apparizione di beltà  senza bellezza, corpo ipertrofico e imbalsamato nelle autoreggenti e sui "tacco 15". Lo sguardo rivolto verso un orizzonte invisibile e palese spaesamento di chi pare essere capitato sul nostro pianeta per sbaglio. Nonostante queste considerazioni e malgrado la stanchezza Cane Sugo un'occhiata gliela dà.


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